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Covid-19, i consigli della psicologa per affrontare ansia e paura da lockdown

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Redazione 20 Aprile 2020
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Relazionarsi con gli altri è un bisogno per gli esseri umani e un isolamento prolungato come quello imposto dal COVID-19 può avere conseguenze negative dal punto di vista psicologico: la dottoressa Michela Francia, psicologa, ci fornisce informazioni e consigli utili.

Ne risentono di più i soggetti più vulnerabili allo stress: anziani, disabili e chi soffre di patologie psicofisiche o neurologiche.Tuttavia, in questa circostanza chiunque si sente impotente, frustrato, triste o giù di morale.

Dottoressa, che cosa succede alla mente quando il contatto sociale è precluso?
I contatti sociali alleviano le conseguenze negative dello stato di stress. L’isolamento forzato ci fa sentire ancora più impotenti, arrabbiati, frustrati e spaventati, in una situazione che suscita emozioni negative. 

Quali sono queste emozioni?
Uno stato di costante allerta (in gergo, iperarousal), dovuto alla mancanza di controllo sulla situazione; la paura del contagio; la frustrazione. La situazione è ancora più delicata per chi ha perduto i propri cari, senza il conforto di amici e parenti; per gli operatori sanitari, che possono provare sia paura che senso di colpa. Sono reazioni sono negative, ma assolutamente fisiologiche.

La noia è una percezione sempre negativa?
La noia viene percepita di più da coloro che avevano una quotidianità ricca di impegni e di contatti sociali. Non è però sempre negativa: è lo stimolo per trovare delle soluzioni ed adattarci in modo più funzionale all’isolamento. Quindi la noia va accettata e tollerata, come qualsivoglia emozione negativa.

Potrebbero svilupparsi stati patologici?
Questa è una situazione innaturale e prolungata. Secondo numerose ricerche scientifiche effettuate nel corso di passate epidemie, aumenta il rischio di provare angoscia, all’insonnia, depressione e disturbo da stress post traumatico. 
La “pandemia” rientra poi tra le catastrofi naturali, le maggiori responsabili del disturbo da stress post traumatico. Per di più, nella pandemia ci si sente tutti ugualmente esposti e vulnerabili.

Come si può distinguere una reazione psicologica funzionale da uno stato patologico, come per esempio quello depressivo?
Tristezza, ansia, paura del contagio sono funzionali. La depressione vera e propria è una patologia che presenta delle manifestazioni cliniche specifiche. Tra queste: difficoltà ad alzarsi dal letto o a svolgere le attività quotidiane, senso di colpa ed inutilità, insonnia grave. Per diagnosticare la depressione, i sintomi devono essere presenti e protratti nel tempo. Possono arrivare anche a protrarsi per anni.

Quali comportamenti sono consigliabili durante l’isolamento?
L’essere umano è programmato per fronteggiare lo stress sviluppando nuove risorse ed utilizzando quelle di cui già è in possesso.Ora è fondamentale mantenere il più possibile le proprie abitudini. Sono centrali: un’alimentazione sana e regolare, l’igiene del sonno, l’attività fisica, mantenere i contatti sociali attraverso la tecnologia e, se possibile, lavorare in smart working. Non bisogna poi tralasciare i propri hobbies, per quanto possibile. 

Quali evitare?
Invece, è meglio evitare di esporsi continuamente alle notizie relative alla pandemia, in modo da non incrementare ansia ed angoscia. Si possono scegliere due momenti al giorno per informarsi, possibilmente non prima dei pasti o del sonno, e comunque prendendo informazioni da fonti ufficiali ed attendibili. Infine è assolutamente disfunzionale fronteggiare questo momento facendo ricorso a alcoolici e sostanze stupefacenti, isolarsi completamente, oziare tutto il giorno, trascurare l’igiene, o svolgere solo attività passive dietro gli schermi.

Se un proprio caro sta soffrendo un disagio psicologico profondo, in che modo è meglio aiutarlo?
Potrebbe essere di grande utilità consigliare di ricorrere ai numeri telefonici dedicati alla gestione degli effetti psicologici dell’emergenza, a cui rispondono specialisti in grado di aiutare la persona ad esprimere le proprie emozioni e trovare delle modalità di supporto, in modo totalmente gratuito.

Come aiutare invece i bambini a vivere l’isolamento?
I bambini dovrebbero mantenere una routine, per quanto possibile, dando spazio a attività piacevoli.  Il canto, il disegno, il gioco sono adatti a esprimere le emozioni, che non vado minimizzate, ma accolte.
Altrettanto importante è far percepire loro l’importanza delle norme igieniche e comportamentali e raccontare loro la verità, in modo semplice. L’adulto deve fungere da filtro, spiegando loro cosa sta succedendo in modo comprensibile e rassicurandoli sull’operato di medici, infermieri, scienziati e forze dell’ordine.
Il genitore è un punto di riferimento: quanto più questo gestisce positivamente lo stress, tanto più il piccolo imparerà a trasformare la difficoltà in opportunità. La resilienza sarà una competenza utile anche da adulto. 

Come riconoscere i campanelli di allarme di un disagio psicologico nei più piccoli?
Il disagio psicofisico di un bambino ha manifestazioni diverse a seconda dell’età, ma in generale si esprime attraverso il gioco, il disegno, oppure a livello fisiologico con incubi, paure improvvise, crisi di pianto, scatti di rabbia, lamentele somatiche.

Fonte: www.gvmnet.it

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