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Tumore al collo dell’utero, l’importanza della prevenzione

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Redazione 29 Marzo 2021
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Quando parliamo di tumore parliamo anche sempre di prevenzione: parliamo di tumore al collo dell’utero e della sua prevenzione con la dottoressa Barbara Bianchini, ginecologa in Humanitas.

I programmi di screening sono l’unico modo per cogliere e trattare i tumori al loro stadio iniziale, quando i trattamenti sono ancora poco invasivi e la prognosi più favorevole. 

Il tumore alla cervice uterina ha un’incidenza ancora particolarmente elevata in chi non si sottopone a periodici controlli ed è importante che le pazienti abbiano accesso a diagnosi precoci.

Tumore al collo dellutero: cause e fattori di rischio

La cervice uterina, o collo dellutero, è la parte finale dell’utero, collegamento diretto con la vagina. Fondamentale nel processo di fecondazione e struttura che protegge il feto durante tutto il periodo della gravidanza, oltre che da infezioni all’apparato genitale interno, la cervice uterina è anche bersaglio di tumori che oggi possono essere diagnosticati precocemente e curati.

Il tumore al collo dell’utero è causato principalmente dall’infezione da HPV, o Human Papilloma Virus, un virus caratterizzato da una grande quantità di genotipi, aspetto che ne rende difficile il controllo. L’infezione da HPV genera un’infiammazione nella giunzione squamo-colonnare, la zona di transizione tra porzione intravaginale del collo dell’utero e porzione più interna, provocando la proliferazione incontrollata delle cellule epiteliali di riparazione e, dunque, l’insorgenza di lesioni tumorali. Per quanto l’infezione sia comune, si tratta tuttavia di un processo lento e dalle prime lesioni precancerose allo sviluppo del tumore vero e proprio può passare un arco anche di diversi anni, dunque è molto facile cogliere questo tipo di cancro in uno stadio ancora iniziale.

L’infezione da HPV è trasmessa sessualmente, ma vi sono una serie di concause che rendono le pazienti più o meno a rischio, come l’immunodepressione, la presenza di altre infezioni a trasmissione sessuale, il fumo, l’obesità o una dieta poco bilanciata. 

Lo screening, dal Pap-test al test HPV

Insomma, nonostante la sua diffusione e aggressività, il tumore alla cervice uterina viene efficacemente combattuto grazie a un diffuso programma di screening, che comprende due diverse tipologie di esami che garantiscono l’individuazione e, dunque, la possibilità di trattamento precoce del tumore: il Pap-test e il test HPV

Per le donne di età superiore ai venticinque anni è consigliata una visita ginecologica annuale, durante la quale lo specialista valuterà, in base all’età e alla condizione clinica della paziente, con quale cadenza effettuare il Pap-test. Nella pratica, il Pap-test consiste nel prelievo delle cellule più esterne del collo dell’utero tramite una spatola e un brush che viene introdotto nella porzione più interna. Si tratta di un processo veloce e completamente indolore, che avviene durante una visita ginecologica di routine.

Il test HPV, invece, può essere effettuato ogni cinque anni sulle pazienti di età superiore ai trent’anni. Viene eseguito con le stesse modalità del Pap-test, ma la differenza risiede nella sensibilità del test stesso di rilevare la presenza del virus e di tipizzarne i diversi genotipi, evidenziando quelli a maggior rischio di malignità. Per questo motivo non è necessario effettuare il test a cadenza ravvicinata, ma, associato al Pap-test, viene effettuato a scopo predittivo con un intervallo di tempo più ampio. Inoltre, da diversi anni ormai, abbiamo a disposizione un vaccino, somministrabile a partire dai dodici anni di età, contro i nove ceppi di HPV più comuni.

Fonte: www.humanitas.it

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