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Colesterolo alto, al Monzino lo studio del nuovo vaccino “anti-infarto”

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Redazione 15 Marzo 2022
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Il Centro Cardiologico Monzino ha arruolato i primi tre pazienti che, nell’ambito dello studio multicentrico internazionale Victorion-2P, riceveranno Inclisiran, il farmaco che Eugene Brauwnwald, padre della cardiologia moderna, ha definito il futuro “vaccino anti-infarto”: un vaccino in grado di ridurre i livelli di colesterolo LDL.

Lo studio interesserà oltre 10mila pazienti nel mondo, con l’obiettivo di dimostrare se il nuovo farmaco – somministrato solo due volte l’anno – è in grado di ridurre il rischio eventi cardiovascolari gravi, come infarto e ictus, dimezzando i livelli del colesterolo LDL, il colesterolo a “bassa densità”, il “colesterolo cattivo”.

Lo studio del nuovo “vaccino”: il farmaco per ridurre il colesterolo

«È noto come il colesterolo LDL (LDL-C) giochi un ruolo chiave nello sviluppo e la progressione delle malattie cardiovascolari e aterosclerotiche ed è dimostrato che, abbassandone i livelli nel sangue, si ottiene una riduzione della loro incidenza e della mortalità. Questo effetto è ancora più importante nei soggetti a maggior rischio, come chi ha già sperimentato nella sua storia un evento cardiovascolare (infarto e ictus). Sono proprio questi i pazienti su cui si focalizza lo studio Victorion-2P. Ad oggi, pur avendo a disposizione un’ampia gamma di farmaci anticolesterolo, tra cui le note statine, i target di LDL-C desiderabili per ridurre il rischio di recidive sono spesso difficili da ottenere.

Inclirisan è il primo farmaco di una nuova classe che, in studi clinici precedenti, ha già dimostrato di poter abbassare del 50% i livelli di LDL-C sia in pazienti con malattia cerebrovascolare che in pazienti con malattia polivascolare. In questi soggetti, anche la terapia con statine, pur alla massima dose tollerata, non aveva ottenuto del tutto l’obiettivo»,spiega il Prof. Piergiuseppe Agostoni Direttore del Dipartimento di Cardiologia Critica e Riabilitativa Monzino, Professore ordinario di malattie cardiovascolari all’Università degli Studi di Milano e Principal Investigator al Monzino dello studio Victorion-2 (nella foto accanto).

Come funziona il nuovo farmaco

«Inclirisan è una delle innovazioni più importanti in ambito di prevenzione cardiovascolare nel nuovo millennio ed è capostipite di una nuova classe di farmaci anticolesterolo, che agiscono con un meccanismo di “silenziamento genico”. Si tratta di molecole che interferiscono in modo mirato su specifici target, disattivandoli, e dunque, per così dire, mettendoli a tacere. Inclirisan è ancora più interessante perché silenziando una sequenza di RNA messaggero (mRNA) a livello della cellula del fegato, innesca una riduzione molto importante dei valori di colesterolo. Da qui il parallelismo con i vaccini anti Sars-CoV-2 che, seppure con meccanismo molto diverso, sfruttano mRNA, una sorta di “dizionario” in grado di tradurre in pratica quanto scritto nel nostro materiale genetico» – aggiunge Massimo Mapelli, membro dello staff dello studio al Monzino, insieme a Elisabetta Salvioni, Fabiana De Martino e Irene Mattavelli.

I vantaggi

«Inclirisan è un farmaco di precisione: viene iniettato sottocute, come avviene ad esempio per l’eparina, e va direttamente a un bersaglio specifico senza coinvolgere altri target in diversi punti dell’organismo. Per questo è ben tollerato e provoca effetti collaterali più lievi rispetto alle statine ad alte dosi. La bassa tossicità è un aspetto fondamentale perché i pazienti candidabili allo studio sono quelli in “prevenzione secondaria”, ovvero persone che in passato hanno già avuto un evento cardio-cerebro-vascolare. Per esempio, la paziente reclutata per prima qui al Monzino ha avuto un grave infarto due mesi fa e continua, nonostante una scrupolosa assunzione della terapia, ad avere valori di colesterolo troppo alti rispetto al valore soglia. Siamo particolarmente contenti di aver iniziato con un soggetto di sesso femminile perché, come è noto, negli studi clinici le pazienti sono spesso sotto-rappresentate, nonostante abbiano un rischio cardiovascolare sovrapponibile a quello degli uomini» – sottolineano le tre ricercatrici.

«Un altro punto chiave è rappresentato dalla compliance (adesione) del paziente all’assunzione delle terapie. Molti studi dimostrano come nel post-infarto fino al 40% delle prescrizioni farmacologiche vengano disattese per vari motivi nell’arco dei dodici mesi successivi all’evento, annullandone il beneficio. Un farmaco che si somministra solo due volte l’anno, magari durante una visita ambulatoriale già programmata, permette di superare anche questo problema» – precisa Mapelli.

Lo studio internazionale

Lo studio Victorion-2P è randomizzato in doppio cieco – in cui un braccio dello studio è costituito da pazienti che assumono il nuovo farmaco e un secondo braccio da pazienti che assumono il Placebo – e prevede la somministrazione due volte l’anno con un follow-up variabile tra 3-6 anni, in cui il paziente si recherà periodicamente in ambulatorio per controllare il suo stato di salute e registrare eventuali eventi (infarti, angioplastiche, interventi sul cuore…) in modo da verificare le differenze nei due bracci. Al momento in Italia, oltre al Monzino, sono attivi o in corso di attivazione altri cinque centri, ma il numero è in continua evoluzione. I centri totali che vorrebbero aprire il reclutamento a livello mondiale sono 806, di cui 531 extra-UE, 275 in UE e 20 Italiani, con un obiettivo di reclutamento nel nostro Paese di 200 soggetti.

Uno sguardo al futuro

«Negli ultimi decenni gli scienziati hanno dimostrato che più il colesterolo è basso, maggiore è la riduzione del rischio di eventi cardiovascolari. È importante notare, come dimostrato recentemente, che non è fondamentale il valore puntuale di colesterolo in un dato “momento x” della vita del paziente, ma i valori di colesterolo LDL nel corso di molti anni. Anche per questo noi al Monzino crediamo moltissimo in questo farmaco d’avanguardia, che va a modificare i meccanismi molecolari alla base della iperproduzione di colesterolo LDL. Non ci stupiremmo se, come spesso avviene per questi studi avanzati, anche Victorion-2P venisse interrotto in anticipo, prima di aver arruolato tutti i pazienti, perché il braccio di trattamento con il farmaco risulta statisticamente più favorevole rispetto a quello trattato con il placebo» – conclude Agostoni.

Fonte: www.cardiologicomonzino.it

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