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COVID-19, Biobanca del Policlinico alla Ricerca di nuove terapie

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Redazione 29 Aprile 2020
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All’interno del Policlinico di Milano esiste una banca speciale: è la Biobanca, un vero e proprio deposito di materiali biologici che è importantissimo su tanti fronti, primo su tutti quello della ricerca.  L’utilità della Biobanca, poi, è ancora più fondamentale quando c’è bisogno di studiare una potenziale nuova cura, come sta accadendo con la pandemia da Covid-19. Ne abbiamo parlato con Luca Valenti, medico esperto in patologie epatiche e riferimento per la Biobanca del Centro Trasfusionale del Policlinico di Milano e professore associato all’Università degli Studi di Milano.

Innanzitutto, cosa si intende per “materiale biologico”?

Per materiale biologico intendiamo sangue, fluidi, tessuti e cellule, ma anche feci che derivano da pazienti o soggetti sani. La Biobanca conserva in condizioni sicure tutti questi campioni, in modo tale da poterli recuperare o analizzare in caso di bisogno, senza alternarne le caratteristiche.

In cosa consiste il lavoro della Biobanca?

La Biobanca, che fa parte del Centro Trasfusionale diretto da Daniele Prati, rappresenta il punto di riferimento nazionale per la caratterizzazione, conservazione e distribuzione delle unità di sangue raro. Inoltre, gestisce la raccolta di sangue da cordone ombelicale, che viene utilizzato per effettuare trapianti di cellule staminali in pazienti con particolari malattie del sangue, grazie a terapie cellulari avanzate.
La Biobanca supporta anche le attività di ricerca di tutte le Unità Operative del Policlinico, processando, caratterizzando e conservando campioni biologici. E’ una struttura di 500 metri quadrati, equipaggiata con laboratori ad alta sicurezza (livello BSL-2), 55 serbatoi di idrogeno liquido e 16 freezer a -80°C per la conservazione a lungo termine dei campioni biologici, e un sistema di gestione informatico che assicura la tracciabilità dei campioni biologici, gestito da personale altamente qualificato. La nostra struttura è parte integrante del network italiano delle biobanche, e custodisce oltre 120mila campioni raccolti in 36 progetti diversi di ricerca.

Qual è il compito della Biobanca del Centro Trasfusionale in questa emergenza Covid-19 nel definire cure e sviluppare nuove terapie?

Con il supporto della Direzione Scientifica, la Biobanca ha attivato in tempi record un programma di raccolta di campioni di pazienti affetti da Covid-19, per supportare ricerche volte a testare nuovi metodi per diagnosticare la malattia, comprenderne meglio le cause (in particolare come mai in alcuni soggetti è asintomatica mentre in altri porta a un grave danno polmonare), ed identificare al più presto nuove terapie efficaci.
Con il consenso dei soggetti interessati, e il lavoro dell’intero team abbiamo già raccolto più di 10.000 campioni.

Quali altri studi scientifici sono in corso?

La raccolta di campioni della nostra Biobanca ha già permesso di avviare numerosi studi, tra i quali citiamo lo valutazione della circolazione  del virus nella popolazione di donatori di sangue del Policlinico, ma anche lo studio dei fattori genetici che predispongono a sviluppare la variante più grave della malattia. Tutto questo ci permetterà poi di chiarire alcune cause della malattia, così come lo studio delle alterazioni della coagulazione nei pazienti ci aiuterà a migliorare le terapie e la messa a punto dei nuovi test diagnostici.

E’ previsto  un percorso dedicato alla raccolta del sangue cordonale per le mamme positive al Covid-19?

Purtroppo, le cellule ricavate dal sangue cordonale di mamme positive al coronavirus non può essere trapiantato con sicurezza. Anche in questa fase, però, la banca del cordone ombelicale è riuscita ad attivare un programma di ricerca innovativo per ricavare dal sangue cordonale delle “cellule killer” in grado di combattere alcune forme leucemia finora intrattabili. Inoltre, la biobanca sta supportando uno studio dedicato alla valutazione dell’infezione Covid-19 nelle mamme in dolce attesa.

Fonte: www.policlinico.mi.it

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