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COVID-19: il reparto di riabilitazione del San Raffaele è un modello internazionale

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Redazione 26 Giugno 2020
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Sono stati pubblicati i risultati degli studi condotti sui pazienti Covid-19 ricoverati in riabilitazione presso il San Raffaele tra aprile e maggio: il modello della struttura milanese è diventato un riferimento in Italia e nel mondo intero.

Durante i mesi centrali della pandemia, il San Raffaele è stato il primo ospedale al mondo a creare ad hoc un reparto di riabilitazione per i pazienti Covid-19 ancora infettivi, con lo scopo di recuperare le funzionalità motorie, respiratorie e neurologiche perse durante la fase acuta della malattia nel più breve tempo possibile. 

Il reparto ha fornito una terapia riabilitativa a 360° grazie all’impegno quotidiano di un’equipe multidisciplinare di infermieri e medici specialisti, che comprendono fisiatri, neurologi, neurochirurghi, pneumologi, neuropsicologi, psichiatri, cardiologi, otorinoloringoiatri, fisioterapisti e nutrizionisti. 

Nei mesi di aprile e maggio sono stati trattati oltre 150 pazienti: l’approccio organizzativo innovativo e le terapie praticate sono state di esempio per altri ospedali in Italia e nel mondo. I risultati ottenuti sono oggi pubblicati su alcune delle maggiori riviste scientifiche del settore, tra cui l’Archives of Physical Medicine and Rehabilitation della società scientifica americana che racchiude gli specialisti della riabilitazione statunitensi.

L’esempio del San Raffaele

“È solo grazie alla stretta collaborazione tra le Unità operative di NeurologiaNeurochirurgia e Cardiologia dell’ospedale che è stato possibile reagire in tempo record e creare il primo reparto riabilitativo dedicato interamente ai pazienti COVID-19 positivi – spiega il dottor Sandro Iannaccone, direttore del Dipartimento di Riabilitazione dell’IRCCS Ospedale San Raffaele -.  Un’esperienza di gestione interdisciplinare e integrata che ci ha permesso di delineare le linee guida internazionale per la riabilitazione in questi pazienti.   

I sistemi sanitari di tutto il mondo si sono organizzati per ampliare i reparti di malattie infettive e i letti in terapia intensiva. Con il nostro esempio dimostriamo che per affrontare l’emergenza COVID-19 anche le unità di riabilitazione hanno bisogno di maggiore attenzione e necessitano di essere organizzate seguendo specifiche esigenze cliniche e organizzative”.

La riabilitazione “su misura”

Sebbene COVID-19 si presenti principalmente con problemi respiratori conclamati, vi sono molti altri sintomi che necessitano di una riabilitazione specifica ed emergono nella fase post acuta, sotto forma di: 

  • disabilità motorie
  • disabilità cardiologiche
  • disabilità neurologiche
  • disabilità cognitive e psicologiche. 

“Oltre a presentare questo tipo di problematiche –  afferma il dottor Iannaccone -, tutti i pazienti ricoverati erano ancora infettivi. 

Per questo abbiamo organizzato il reparto per svolgere al letto del paziente la maggior parte degli esami strumentali in contemporanea all’attività riabilitativa e assistenziale. Considerando poi che chi sviluppa maggiormente le forme gravi di COVID-19 sono persone di età avanzata, sovrappeso o con multiple malattie cronicheil programma di riabilitazione motoria, respiratoria e neurologica è stato creato su misura, paziente per paziente”.

Le diverse fasi della riabilitazione COVID-19

I medici del San Raffaele hanno organizzato le attività di riabilitazione seguendo le fasi di sviluppo della malattia. 

Nella fase acuta, caratterizzata principalmente da disturbi respiratori, la gestione del paziente prevedeva frequenti cambi di postura e terapie posizionali

Una volta conclusa la fase critica, l’attenzione si è spostata sulle conseguenze muscolo-scheletriche legate al prolungato allettamento; sul ritorno ad un’alimentazione normale e poi sulla sfera cognitivo-emotiva

Nel lungo periodo bisogna invece affrontare problematiche psichiatriche, come disturbi da stress-post traumatico, ansia e depressione, conseguenza del lungo periodo in terapia intensiva. 

Questa seconda fase della riabilitazione è stata prevista anche per i pazienti che si negativizzavano durante la permanenza in istituto.

Una volta dimessi dall’ospedale, qualora necessario, i pazienti hanno potuto continuare la riabilitazione anche a casa, usufruendo del servizio di telemedicina con video-visite e teleconsulti online.

Infine, l’Ospedale San Raffaele completa l’offerta sanitaria che ha organizzato per i pazienti Covid-19 riferiti alla struttura con il percorso di follow up che prevede diversi controlli per un periodo di 6 mesi. 

In pratica il paziente è seguito fino alla completa guarigione, dall’accoglienza in Pronto Soccorso al trasferimento e alle cure nei reparti e/o nelle terapie intensive Covid, fino alla riabilitazione con équipe multispecialistiche prima della dimissione.

Fonte: www.hsr.it

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