Farmaci e gravidanza: come curarsi senza paure
L’assunzione di farmaci durante la gravidanza e dopo il parto è associato a timori e preoccupazioni per i possibili effetti negativi che questi potrebbero avere sul feto e sul neonato: ne parliamo con gli specialisti dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
Anche se quasi tutti i farmaci sono in grado di attraversare la placenta e di raggiungere l’embrione o il feto, sono pochi quelli che causano malformazioni o che possono alterare il suo normale sviluppo. Quelli più pericolosi sono soprattutto farmaci che vengono utilizzati per terapie croniche o di lunga durata.
È, però, necessaria prudenza quando si utilizzano farmaci nel corso della gravidanza: infatti, è preferibile assumerli sempre solo se necessario e dopo aver chiesto consiglio al proprio medico. Lo stesso vale anche per quei medicinali che non richiedono la prescrizione e per i prodotti di erboristeria.
Alle donne in età fertile con una malattia cronica (per esempio epilessia, ipertensione, diabete, asma…), che desiderano una gravidanza, è consigliabile pianificare in anticipo la terapia con lo specialista e il proprio medico. Il rischio di danni al feto dipende dal tipo di farmaco, dalla dose e dalla durata della terapia: assumere i farmaci alla dose più bassa e per il periodo di tempo più breve possibile riduce questo rischio. Se possibile è, inoltre, meglio evitare di assumere più farmaci contemporaneamente.
Una cautela maggiore è necessaria nei primi tre mesi di gravidanza, periodo in cui si formano gli organi e l’embrione è maggiormente sensibile agli effetti dei farmaci. Quando il medico deve prescrivere farmaci teratogeni, cioè in grado di causare malformazioni, è obbligato ad informare la donna sui possibili rischi in caso di gravidanza e sulla eventuale necessità di utilizzare metodi contraccettivi. Tra questi farmaci troviamo ad esempio:
- l’isotretinoina, medicinale utilizzato per il trattamento dell’acne
- la talidomide, farmaco per il trattamento di alcuni tumori
- l’acido valproico, antiepilettico.
Che farmaci posso prendere durante la gravidanza in caso di febbre o di dolore?
L’uso di farmaci per il trattamento della febbre e del dolore è tra le richieste di informazioni più frequenti da parte di donne in gravidanza.
Il farmaco di scelta per il trattamento della febbre e del dolore in gravidanza è il paracetamolo, la cui sicurezza in caso di uso occasionale o per terapie di breve durata è ampiamente documentata, mentre un’assunzione per più di 5 giorni di terapia richiede la valutazione del medico.
Maggiore prudenza è invece necessaria nell’uso di altri farmaci comunemente impiegati per curare il dolore, i cosiddetti farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS), come ibuprofene, diclofenac, ketoprofene. Stando ai dati a oggi disponibili, l’assunzione non è associata ad un aumento dei rischi di malformazioni. Secondo alcuni studi non conclusivi, però, questi farmaci potrebbero aumentare il rischio di aborto spontaneo. L’uso nelle prime settimane di gravidanza richiede pertanto cautela.
I FANS non vanno impiegati durante il III trimestre di gravidanza e in particolare dopo la 30a settimana di gestazione, in quanto possono causare una chiusura in utero del dotto di Botallo, un vaso fondamentale per la circolazione del sangue nel feto.
Ho sintomi da raffreddamento. Come posso curarli in gravidanza?
In caso di tosse, si consiglia di bere molto (meglio liquidi caldi, come latte o tisane) e di umidificare l’ambiente per rendere più fluido il muco che può così essere eliminato più facilmente. L’efficacia dei farmaci non è infatti ancora stata provata. Fra i trattamenti in commercio, il destrometorfano è quello con i maggiori dati sulla sicurezza in gravidanza.
Anche per il raffreddore il rimedio migliore è bere molti liquidi. Fare lavaggi nasali con soluzione salina può essere di aiuto. L’uso occasionale di spray per decongestionare la mucosa nasale non sembra causare rischi in gravidanza. Questi farmaci devono essere utilizzati per pochi giorni (non più di 2-3) per evitare che danneggino la mucosa del naso.
Ci sono farmaci per il trattamento dei disturbi gastrointestinali in gravidanza?
Fra i disturbi gastrointestinali più frequenti in gravidanza:
- Nausea e vomito: sono sintomi molto frequenti specialmente nei primi mesi di gravidanza. In genere piccole modificazioni della dieta (effettuare pasti piccoli, frequenti, ricchi di carboidrati) sono sufficienti per ridurre o eliminare la nausea e il vomito. Se ciò non dovesse bastare, si può valutare con il proprio medico la possibilità di utilizzare l’associazione tra l’antistaminico doxilamina e la vitamina B6 (piridossina), farmaco con indicazione specifica per il trattamento della nausea gravidica. In alternativa può essere assunto un antiemetico come la metoclopramide, che accelera lo svuotamento dello stomaco e che non è associato a un aumento dei rischi per il feto.
- Il bruciore di stomaco: per questo disturbo è possibile assumere gli antiacidi (p.es. sali di alluminio e magnesio), che sono poco assorbiti e possono essere presi sia in gravidanza che durante l’allattamento.
- Stipsi: con il progredire della gravidanza, i cambiamenti fisiologici dell’organismo della mamma rendono più frequente la comparsa di stitichezza. Modificare la dieta e le abitudini di vita è spesso il modo più efficace per curarla: bere molti liquidi, assumere alimenti ricchi di fibre (frutta, verdura), svolgere attività fisica sono rimedi che in molti casi aiutano a ripristinare la regolarità dell’intestino. In caso di stipsi molto fastidiosa, si possono utilizzare occasionalmente dei lassativi, preferendo i farmaci che non vengono assorbiti dall’intestino, come i lassativi osmotici (ad esempio macrogol, lattulosio), o quelli a base di fibre vegetali formanti massa.
Meglio evitare, invece, i lassativi contenenti senna, in quanto possono stimolare l’utero a contrarsi. I lassativi devono essere assunti sporadicamente e solo per pochi giorni consecutivi. Abusando di questi medicinali, infatti si rischia di irritare la mucosa intestinale, trasformando una stipsi acuta in una forma cronica, che si può trascinare anche dopo la gravidanza. - Diarrea: in molti casi questo disturbo guarisce da solo nell’arco di 2-3 giorni. È importante ripristinare i liquidi che vengono persi (bere spesso piccole quantità di liquidi, come anche soluzioni reidratanti orali). Se necessario, in gravidanza e durante l’allattamento, è possibile assumere la loperamide.
In gravidanza si possono assumere integratori a base di vitamine?
Una dieta equilibrata, ricca di frutta e verdura, è sufficiente a garantire il normale fabbisogno di vitamine. Assumere integratori vitaminici (se non prescritti dal medico) è inutile e dannoso: alcune vitamine (p.es. vitamina A, vitamina D) se assunte in quantità eccessiva possono causare alterazioni dello sviluppo del feto o causare effetti indesiderati nel lattante.
Una vitamina, invece, davvero essenziale in gravidanza per ridurre il rischio di difetti congeniti è l’acido folico: questa vitamina è contenuta nella frutta e nelle verdure ma la quantità assunta con la dieta da sola non è sufficiente a garantire il fabbisogno durante la gravidanza.
È perciò importante che tutte le donne che programmano una gravidanza o che non ne escludano la possibilità assumano 0,4 mg di acido folico al giorno. È necessario assumerlo almeno un mese prima del concepimento (ma è ancora più efficace se la supplementazione inizia da tre mesi prima) e per tutto il primo trimestre di gravidanza.
PER SAPERNE DI PIÙ SU FARMACI E GRAVIDANZA
Il portale https://mothertobaby.org/ curato dalla rete dei servizi di informazione teratologica nord-americani, riporta delle schede di informazione (in lingua inglese e spagnola) rivolte ai genitori sui farmaci di uso frequente.
E’ possibile, inoltre, contattare il servizio di informazioni dell’Istituto Mario Negri all’indirizzo e-mail [email protected].
Fonte: www.marionegri.it