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Varese, dalla genetica una speranza per le donne affette da tumore all’ovaio

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Redazione 12 Marzo 2021
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Uno studio condotto presso l’Ospedale di Circolo di Varese, in collaborazione con l’Università dell’Insubria, dimostra che la terapia a base di PARP-inibitori per il trattamento del tumore all’ovaio può essere utilizzata anche su una percentuale di donne non affette da mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2: dalla genetica una speranza in più per tutte le donne.

Prestigiose riviste scientifiche internazionali si occupano del lavoro sui PARP inibitori in corso tra Università dell’Insubria e Genetica Oncologica dell’Ospedale di Circolo.

Dopo International journal of molecular sciences ora anche la diffusissima rivista Popular Science nell’edizione italiana si occupa del progetto “Profilo genetico dei carcinomi dell’ovaio in pazienti senza mutazione genetica” che vede impegnato da ormai due anni un gruppo di lavoro supervisionato dal professor Fausto Sessa, direttore del Dipartimento di Anatomia Patologica di ASST Sette Laghi e docente all’Università dell’Insubria, e coordinato dalla genetista Maria Grazia Tibiletti. La rivista ha commentato approfonditamente i risultati del lavoro con la dottoressa Tibiletti, unica ricercatrice italiana intervistata.

Lo studio – finanziato grazie a un accordo tra Università dell’Insubria e la multinazionale Astra Zeneca – ha riguardato un gruppo di 90 pazienti ricoverate negli ultimi anni all’Ospedale di Circolo colpite dal carcinoma ovarico concludendo che potevano beneficiare di una terapia a base di PARP-inibitori ovvero di una proteina che combatte le cellule cancerogene senza intaccare quelle sane.

Fino ad oggi si riteneva che solo le pazienti con una mutazione dei geni BRCA1 e 2 potessero accedere a questa terapia con successo. Le prove sul campo effettuate dall’equipe di Sessa e Tibiletti hanno portato a concludere che anche un 20% delle pazienti non affette da mutazione possono guarire grazie a farmaci PARP inibitori come l’Olaparib.

Se confermato questo risultato apre ovviamente scenari nuovi e insperati per tante donne affette da una malattia che tutt’oggi è ritenuta inguaribile nella prospettiva di un significativo incremento delle loro aspettative di sopravvivenza.

Sono davvero lieto – commenta Lorenzo Maffioli, Direttore Sanitario di ASST Sette Laghi – di questi riconoscimenti che la comunità scientifica internazionale riserva con sempre maggiore frequenza ai ricercatori che operano presso la nostra azienda sanitaria. Sono sempre stato convinto – aggiunge Maffioli – dell’importanza strategica del rapporto tra università e clinica: sono due realtà inseparabili come dimostra anche questo lavoro così innovativo con ricadute spesso immediate sui protocolli di cura e quindi sulle speranze di guarigione dei nostri ricoverati.

La ricerca prosegue allo scopo di consolidare l’analisi della metilazione dei geni BRCA 1 e BRCA2 e di renderla così utilizzabile da tutti i laboratori che si occupano di Genetica Oncologica.

Fonte: www.asst-settelaghi.it

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