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Lombardia, il progetto varesino Homoncology diventa un modello regionale

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Redazione 18 Maggio 2020
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Regione Lombardia ha inserito tra le regole di sistema come modello assistenziale di riferimento il progetto Homoncology, nato come sperimentazione nel 2014 presso l’Unità Operativa di Oncologia Medica dell’ASST Settelaghi di Varese già diretta dalla dottoressa Graziella Pinotti e ora sotto la responsabilità del dottor Claudio Chini.

Il modello organizzativo varesino viene ora proposto a tutti gli ospedali lombardi per essere replicato. “Si tratta –  sottolinea la dottoressa Pinotti – del riconoscimento della validità di un lavoro corale che ha coinvolto in questi anni non solo medici ed infermieri del reparto ma anche fisioterapisti,psicologi e volontari sostenuti dalle associazioni del Terzo Settore.

I pazienti oncologici fragili che necessitano di trattamenti attivi antitumorali in associazione a terapie di supporto vengono seguiti direttamente a domicilio. L’obiettivo è migliorare il setting di cura e la qualità della vita dei pazienti e diminuire gli accessi evitabili in pronto soccorso e ricoveri impropri. “Al momento – precisa la dottoressa Pinotti – sono stati seguiti più di 200 pazienti, cui sono stati somministrate terapie oncologiche per bocca sottocute e endomuscolari, oltre a trasfusioni, alimentazione parenterale, terapie e procedure di supporto. L’indice di gradimento dei pazienti è stato elevato, si è osservata una bassa percentuale di ricoveri ospedalieri e un facilitato e diretto trasferimento alle cure palliative in caso di aggravamento delle condizioni generali.”

Come è noto molta patologia oncologica è diventata cronica, per cui i modelli assistenziali devono modificarsi per essere sostenibili. La sanita’ da ospedalocentrica deve sempre piu’ spostarsi sul territorio favorendo al massimo l’integrazione tra i medici di base e gli specialisti ospedalieri. Il percorso assistenziale Homoncology ha subito una forte accelerazione a causa dell’emergenza Covid19. “Al momento – ha precisato la dottoressa Pinotti – gli screening effettuati a livello nazionale non evidenziano un’incidenza maggiore di contagi da Covid19 tra i malati oncologici anche se gli accertamenti sono ancora in corso. In questo periodo abbiamo comunque garantito tutti i trattamenti invitando solo i pazienti con patologie differibili nel tempo a non recarsi presso le strutture sanitarie per diminuire il rischio contagio. Con l’inizio della cosiddetta Fase 2 recupereremo la quota di interventi chirurgici che abbiamo rinviato a causa dell’affollamento delle terapie intensive. Vogliamo però mantenere e rafforzare la prassi della cura a domicilio particolarmente necessaria per una categoria particolarmente fragile ed esposta come quella dei pazienti oncologici. Per questo motivo riteniamo strategica l’ulteriore implementazione del progetto Homoncology”. 

Fonte: www.asst-settelaghi.it

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