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Istituto Clinico Sant’Ambrogio, cura innovativa per lo scompenso cardiaco grave

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Redazione 10 Giugno 2021
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L’innovativo device Atrial Flow Regulator, per lo scompenso cardiaco grave, è stato impiantato per la prima volta in Lombardia dall’équipe di Cardiologia dell’Istituto Clinico Sant’Ambrogio.

Una tecnica mininvasiva innovativa e all’avanguardia per curare lo scompenso cardiaco grave non controllabile con i farmaci e offrire ai pazienti un’aspettativa e una qualità di vita migliore.

L’intervento con impianto del nuovo dispositivo Atrial Flow Regulator è stato eseguito, (primo in Lombardia e secondo in Italia), all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio, struttura che si conferma centro di eccellenza per la cardiologia interventistica, dal dottor Maurizio Tespili, Responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia e dalla sua équipe (Alfonso Ielasi, Massimo Medda, Francesco Casilli, Marta Bande, Mariano Pellicano).

Lo scompenso cardiaco

Lo scompenso cardiaco, o meglio l’insufficienza cardiaca, colpisce oggi in Italia circa 1,2 milioni di persone. La disfunzione cardiaca si verifica quandoil cuore non riesce ad apportare sangue in misura adeguata agli organi.

I sintomi

Lo scompenso cardiaco si manifesta con:

  •  affanno;
  •  stanchezza;
  •  accelerazione del battito cardiaco;
  •  gonfiore alle gambe o all’addome. 

Le cause

Questa disfunzione è destinata a peggiorare nel tempo e può avere cause diverse tra cui:

  • ipertensione;
  • infarto;
  • predisposizione ereditaria;
  • malattie infiammatorie.

L’intervento chirurgico con Atrial Flow Regulator

“Questa procedura di settostomia interatriale percutanea con Atrial Flow Regulator rappresenta, a tutti gli effetti, un modo del tutto nuovo per trattare l’insufficienza cardiaca: un concetto rivoluzionario di intervento che, diversamente dalle tecniche tradizionali, va a intervenire sul cuore grazie a un piccolo foro di circa 8 mm.

Questo permette di ‘alleggerire’ le pressioni di riempimento del ventricolo sinistro attraverso la creazione di una connessione tra l’atrio sinistro e quello destro, migliorando in modo evidente i sintomi legati alla scompenso” spiega il dottor Maurizio Tespili, Responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia dell’Istituto Clinico Sant’Ambrogio e coordinatore dell’area cardiologica degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi.

L’intervento è stato realizzato su un paziente di 55 anni, bergamasco, affetto da disfunzione sistolica post-infartuale del ventricolo sinistro di grado moderato e già sottoposto precedentemente a diverse angioplastiche coronariche percutanee.

“Nonostante la terapia medica adeguata anti-scompenso cardiaco, il paziente continuava a lamentare una sintomatologia costante, come la dispnea (fatica a respirare) di grado severo cioè anche per sforzi lievi.

Non essendo candidabile a un trapianto, abbiamo dovuto ricorrere a una procedura alternativa, ma efficace che gli permettesse di aumentare l’aspettativa di vita e la qualità di vita stessa”, aggiunge l’esperto.

Che cos’è e come funziona l’Atrial Flow Regulator

L’intervento, in particolare, consiste nel realizzare una comunicazione interatriale (tra atrio sinistro e destro) mediante un foro nel quale viene impiantato un piccolo e innovativo device, l’Atrial Flow Regulator, a forma di anello in nitinolo, una speciale lega metallica.

Questo strumento garantisce una deviazione del flusso sanguigno da sinistra a destra delle cavità atriali, con:

  • relativa riduzione della pressione intracavitaria atriale sinistra;
  • riduzione della pressione capillare polmonare, il cui aumento può essere responsabile della dispnea da sforzo.

I vantaggi di questo trattamento

Gli studi condotti hanno dimostrato evidenti benefici nel follow-up tra cui:

  • significativa riduzione dei sintomi e delle ospedalizzazioni;
  • miglioramento della capacità funzionale e della qualità della vita.

“Trattandosi di una tecnica mininvasiva e percutanea con accesso dalla vena femorale, non c’è nessuna ferita chirurgica e la sintomatologia dolorosa è assente.

Il paziente è tornato a casa già dopo 3 giorni dall’intervento, senza dover ricorrere a cicli di riabilitazione, ma solo con l’indicazione di sottoporsi periodicamente alle visite di controllo ecografico e clinico concordate con lo specialista.

In conclusione possiamo davvero dire che questo intervento rappresenta sì una grande innovazione tecnologica, ma con una importante ricaduta pratica nella cura quotidiana dei pazienti con grave scompenso cardiaco, un’arma efficace e all’avanguardia contro una patologia sempre più diffusa e invalidante” conclude il dottor Tespili.

Fonte: www.grupposandonato.it

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