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Degenerazione maculare secca: dal laser sottosoglia un possibile trattamento

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Redazione 23 Febbraio 2021
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Degenerazione maculare secca: uno studio pilota prospettico del San Raffaele ha testato sicurezza ed efficacia del trattamento con laser sottosoglia per un fenotipo dello stadio intermedio della malattia legata all’età.

La degenerazione maculare legata all’età è una malattia cronica progressiva che porta alla degenerazione della parte centrale della retina, la macula, con un conseguente grave danno funzionale alla vista. La visione centrale compromessa non permette a chi ne è affetto, di svolgere alcune delle più normali attività, come leggere o guidare.

Forma neovascolare e forma non neovascolare 

La degenerazione maculare legata all’età può essere classificata in due forme in base alla presenza o meno di una neovascolarizzazione, ossia di una formazione vascolare, proveniente da un tessuto che si trova al di sotto della retina.

Se è possibile agire sulla forma neovascolare o umidaandando a limitare i danni funzionali con iniezioni intravitreali, invece, per la forma non neovascolare o secca, che costituisce circa l’80-85% dei casi, non è disponibile alcun trattamento specifico che eviti la progressione dagli stadi iniziali o intermedi della malattia allo stadio avanzato e, dunque, alla sua irreversibilità.

I fenotipi intermedi della forma secca

La patologia secca ha diversi stadi e, in quello intermedio, si presenta con diversi fenotipi: tra questi anche con un fenotipo caratterizzato da pseudodrusen reticolari (RPD), ossia un accumulo di materiale tossico situato al di sotto della retina che porta alla morte delle cellule retiniche.

Lo studio del San Raffaele sul trattamento con laser sottosoglia

Gli specialisti dell’area di Retina Medica & Imaging dell’Unità di Oculistica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretta dal professor Francesco Bandello, con uno studio pilota prospettico pubblicato su Scientific Reports, hanno valutato la sicurezza e l’efficacia a breve termine di un trattamento con laser sottosoglia in pazienti con questo specifico fenotipo.

Il professor Giuseppe Querques, Coordinatore Area Assistenziale, Imaging Oculare, Unità funzionale di Retina Medica & Imaging dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e docente associato di Oftalmologia, all’Università Vita-Salute San Raffaele spiega: “Le pseudodrusen reticolari costituiscono uno dei fenotipi che caratterizzano gli stadi iniziali e intermedi della patologia: la loro presenza è associata a una peggiore funzione visiva e anatomica già dalle prime fasi.

Lo abbiamo scelto perché è quello più aggressivo e per cui, fino ad oggi, non era mai stato tentato un trattamento che potesse evitare la morte delle cellule retiniche “.

Cos’è il laser sottosoglia

Il trattamento con laser sottosoglia consiste nell’utilizzo a potenza inferiore di un macchinario laser retinico standard, con lo scopo di non determinare ulteriori danni alla retina, un rischio comune per il suo utilizzo a potenze normali.

Nello specifico, identificata la soglia minima per l’eventuale produzione di un danno, si procede con l’impostazione di un’intensità inferiore determinata attraverso una specifica formula matematica. 

Il laser sottosoglia è un trattamento sicuro ed efficace già utilizzato nella pratica clinica in diversi disturbi retinici, come l’edema maculare diabetico e la corioretinopatia sierosa centrale cronica

Come si è svolto lo studio 

Per lo studio esplorativo sono stati arruolati 20 pazienti con un’età media di 78 anni con RPD secondaria a degenerazione maculare secca legata all’età, già seguiti presso il dipartimento di Oftmalmologia del San Raffaele e scelti in base a specifici criteri di inclusione ed esclusione.

Tutti i pazienti, previo consenso, sono stati trattati ambulatorialmente in un solo occhio (in una piccola area extrafoveale), con il laser sottosoglia per una durata di circa 1 secondo

Il primo controllo è stato effettuato ante trattamento, a cui è seguito un follow-up a un mese di distanza dove già si è riscontrato un beneficio anatomico, consolidato poi con un secondo follow-up a tre mesi. 

Risultati emersi e prossimi passi

A distanza di 3 mesi è stata verificata la sicurezza della tecnica utilizzata, con assenza di effetti indesiderati sia oculari, sia sistemici, ed è stato riscontrato un beneficio anatomico con regressione degli accumuli tossici.

Per confermare i promettenti risultati ottenuti e per testare gli effetti sul tasso di progressione verso la degenerazione maculare senile dei pazienti trattati, saranno ora necessari ulteriori studi clinici con campioni più grandi e un follow-up a più lungo termine. A tal fine il professor Giuseppe Querques e l’Unità funzionale di Retina Medica e Imaging dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, si sono resi promotori di uno studio randomizzato multicentrico attualmente in fase di arruolamento.

Fonte: www.hsr.it

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