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Carenza di vitamina D: alimenti, sole, farmaci ed osteoporosi

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Redazione 13 Agosto 2019
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In Italia ben 5 adulti su 10 hanno carenza di vitamina D, fondamentale per aiutare il calcio a fissarsi sulle ossa: il direttore della Reumatologia di Niguarda ci spiega come scoprirne la carenza e come aumentarne i livelli.

Dati alla mano si direbbe che la vitamina D è un ricercato davvero speciale, uno dei classici “wanted” per molti italiani. Nel nostro Paese, infatti, 5 adulti su 10 hanno una quantità di vitamina D nel sangue sotto i livelli di guardia. Dopo i 70 anni, oltre 8 donne su 10 sono in stato di carenza vitamina D. Ne abbiamo parlato con il Direttore della Reumatologia dell’Ospedale di Niguarda.

Come si scopre una carenza di vitamina D?

La vitamina D aiuta il calcio a fissarsi sulle ossa per mantenerle robuste. Spesso non si scatenano sintomi particolari e, se si presentano, non è facile correlarli ad una carenza di vitamina D . Se non si corre al riparo, però, aumenta il rischio di osteoporosi. Per sapere se c’è una mancanza, è sufficiente fare un esame del sangue. Il dosaggio della vitamina D è un buon punto di partenza per costruire uno schema di cura efficace. Il valore che misura il livello della riserva nel sangue si chiama “25-OH vitamina D”. Bisogna preoccuparsi se è inferiore a 30 ng/ml.

Sole e vitamina D

L’esposizione al sole aumenta i livelli di vitamina D. Tra maggio e settembre bisogna esporsi per almeno 30 minuti al giorno. Le zone del corpo da scoprire sono viso, braccia e gambe. Non è necessario stare fermi, anche passeggiando si “catturano” i raggi del sole. Bisogna, però, uscire all’aria aperta. Rimanere, infatti, dietro a una finestra, non ha alcun effetto sulla sintesi della vitamina D. 

Mancanza di vitamina D: quali sono i soggetti a rischio?

Anziani, obesi e chi ha una malattia della pelle come la vitiligine, che impedisce di stare al sole: sono alcuni esempi di persone che rischiano una mancanza di vitamina D. Ma non solo. La carenza di vitamina D è tipica dopo un tumore del seno, tra chi assume l’inibitore dell’aromatasi, un farmaco che allontana il rischio di recidive. Il problema si risolve con una cura mirata.

Alimenti ricchi di vitamina D

L’alimentazione aiuta? In teoria sì, tuttavia l’apporto di vitamina D con la dieta permette di introdurre solo tra il 10 e 20% del nostro fabbisogno. Nell’elenco degli alimenti ricchi di vitamina D, il primo è l’olio di fegato di merluzzo. Ma la sostanza è presente anche nelle aringhe, nel tonno, negli sgombri, nel salmone e nelle uova, anche se in percentuali molto basse. Fra l’altro, questi alimenti con vitamina D andrebbero consumati tutti i giorni, cosa non facile da realizzare. Così può essere necessaria una supplementazione con farmaci con vitamina D. In questi casi è meglio lasciar perdere il fai dai te, bisogna rivolgersi a un medico che disegnerà una terapia personalizzata. E’ bene rivolgersi ad uno specialista per evitare il rischio di incorrere in un eccesso di vitamina D.

Fonte: www.ospedaleniguarda.it
 

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