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San Raffaele, al via sperimentazione clinica per leucemia mieloide acuta e mieloma multiplo

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Redazione 4 Febbraio 2020
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Dopo aver ricevuto l’approvazione ufficiale di AIFA, al San Raffaele è iniziato il primo studio clinico con terapia CAR-T CD44v6 per la leucemia mieloide acuta e il mieloma multiplo.

Il primo paziente, affetto da mieloma multiplo, è stato infuso poche settimane fa e il trattamento non ha causato nessuna reazione avversa, come ha dichiarato durante l’European CAR T Cell Meeting in corso a Barcellona il professor Fabio Ciceri, primario dell’Unità di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo dell’Ospedale San Raffaele e coordinatore dello studio internazionale e multicentrico di fase I/II.

La terapia sperimentale si basa su oltre 10 anni di ricerca di base svolta nei laboratori dell’Ospedale San Raffaele – sotto la guida di Attilio Bondanza e Monica Casucci – e arriva oggi alla sua prima prova nell’uomo grazie all’azienda biotech MolMed, specializzata nello sviluppo e validazione clinica di terapie geniche e cellulari. MolMed ha esercitato l’opzione per la tecnologia nel 2015, diventandone proprietaria, e ha sviluppato il protocollo terapeutico all’interno di un progetto Horizon2020 chiamato EURE-CART.

Cosa sono le CAR-T

La ricerca di nuove terapie contro i tumori va sempre più nella direzione di sostenere e guidare la risposta del sistema immunitario del paziente, che già normalmente fornisce una difesa naturale contro il cancro.

Tra le strategie terapeutiche più avanzate in questo campo ci sono quelle cellulari e geniche. Come spiega Chiara Bonini, ordinario di Ematologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele: «Oggi è possibile ingegnerizzare geneticamente le cellule del sistema immunitario per potenziare la loro azione anti-tumorale».

Nel caso delle terapie CAR-T i linfociti T del paziente vengono prelevati e modificati, fornendo loro dei recettori costruiti in laboratorio – i cosiddetti recettori chimerici – studiati proprio per riconoscere specifiche cellule tumorali e scatenare l’aggressione dell’organismo nei loro confronti.

Le CAR-T anti-CD44v6

Nella terapia CAR-T anti-CD44v6, oggetto dello studio appena avviato, i linfociti T vengono dotati di un recettore che riconosce una specifica molecola (chiamata appunto CD44v6), che è poco espressa nei tessuti sani mentre può essere presente sulla membrana delle cellule del mieloma multiplo e delle leucemie mieloidi acute.

CD44v6, oltre a caratterizzare queste cellule tumorali, sembra giocare un ruolo chiave nel loro sviluppo. È stato infatti dimostrato dai ricercatori in laboratorio che in sua assenza le due malattie faticano ad attecchire, un fatto che rende più improbabile lo sviluppo di una resistenza alla terapia da parte del tumore.

Infine, per migliorare ulteriormente la sicurezza della terapia, le cellule modificate sono state dotate di una sorta di interruttore di emergenza, che può essere attivato in caso di necessità ed è in grado di far morire le cellule trapiantate nel giro di pochi giorni.

«Si tratta di una misura precauzionale che sarà utilizzata in caso di alti gradi di tossicità», aggiunge Fabio Ciceri. «Trattandosi di uno studio di fase I/II – ovvero di prima applicazione nell’uomo – è importante ricordare che la sicurezza e la tollerabilità della terapia sono il nostro obiettivo primario, a cui seguirà l’osservazione dei primi segnali di efficacia terapeutica».

Il progetto EURE-CART

La sperimentazione clinica multicentrica di fase I/II rientra nel progetto europeo EURE-CART Horizon 2020, di cui Molmed è coordinatore. Lo studio prevede la partecipazione di 5 centri clinici: due in Italia (Ospedale San Raffaele, che è centro coordinatore, e Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma) e tre in Paesi europei (Spagna, Germania e Repubblica Ceca).

Si articola in due fasi, la prima coinvolge un numero limitato di pazienti adulti, in cui vengono trapiantate quantità crescenti di cellule immunitarie ingegnerizzate, allo scopo di trovare la dose ottimale. Nella seconda fase, che aprirà solo dopo la positiva conclusione della prima e che in Italia vedrà anche il coinvolgimento dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, saranno trattati sia adulti che bambini. Tutti i pazienti dovranno rientrare in criteri specifici, tra cui la refrattarietà ai trattamenti già disponibili.

La ricerca è possibile grazie ai finanziamenti ricevuti da Commissione Europea all’interno del programma Horizon2020 (progetto EURE-CART).

Per informazioni ai pazienti: [email protected]

Fonte: www.hsr.it

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